Goju Ryu Karate Do

 

Le due correnti: Shōrin e Shōrei

         Il karate a Okinawa nel secolo XIX               

La scuola Gōjū-ryū - dal Naha-te al Gōjū-ryū: Kanryō Higaonna (1853-1915)

La scuola Gōjū-ryū è stata fondata da Chōjun Miyagi, che aveva ripreso l’arte del Naha-te trasmessa da Kanryō Higaonna.
Kanryō Higaonna è nato nel 1852 o 1853 a Naha, il porto marittimo più importante di Okinawa e centro del commercio locale. La sua famiglia si occupava del commercio e del trasporto di legna da riscaldamento. Dall’età di dieci anni comincia a lavorare con suo padre sulle barche. Secondo Tadahiko Ōtsuka, maestro della scuola Gōjū-ryū e ricercatore, egli sarebbe stato iniziato al karate da un abitante di Kume, chiamato il Vecchio Maestro di Dōrū. A diciassette anni cominciò a studiare l’arte del combattimento sotto la direzione di Seshō Arakaki (1840-1920), un cinese di Kume cliente di suo padre. Lavorò per poco tempo con questo maestro, poiché quest’ultimo fu chiamato a Pechino nel 1870. Apprezzando la qualità di questo giovane, quello lo raccomandò a uno dei suoi colleghi di Kume, D. Kugusuku. Si nota che, in gioventù, Gichin Funakoshi aveva studiato per qualche tempo sotto la direzione di questi due maestri.
D. Kugusuku era un uomo molto aperto, che ricopriva l’incarico di interprete. E’ lui che, per primo, permise ad alcune persone originarie di Okinawa di accedere all’arte segreta di Kume. In estate come in inverno, gli allenamenti avevano luogo sulla spiaggia, mentre con Arakaki avveniva in un bosco. Essi si svolgevano la mattina presto, poi Kanryō Higaonna raggiungeva il proprio posto su una barca . Egli riprendeva così l’antica tradizione dell’arte del combattimento del Sud della Cina, che è stata elaborata da una popolazione il cui mezzo di trasporto principale era la barca. L’equilibrio che si mantiene in barca è il modello di riferimento, e l’accento è messo sul lavoro muscolare e la potenza, con calci bassi e corti. I cinesi di Kume erano in effetti originari del Sud della Cina, la cui arte del combattimento è di solito distinta da quella del Nord, regione nella quale i trasporti erano dominati dal cavallo, e dove si mette l’accento sulla mobilità, la rapidità e l’ampiezza dei movimenti.
Parallelamente alla propria arte, Kanryō Higaonna impara il cinese della provincia del Fujian sotto la direzione del proprio maestro. Ascoltando i suoi compagni anziani, che avevano avuto l’occasione di allenarsi in Cina, brucia dalla voglia di andarvi anch’egli, un giorno, per approfondire la sua arte. Nel 1872 parte per la Cina con i fondi necessari per vivere un anno. Vi resterà quindici anni; non conosciamo bene la sua vita in Cina. Nel 1875 interviene un cambiamento nelle relazioni tra il Giappone e la Cina; il Giappone mette fine alla relazione tributaria e agli scambi regolari che legavano Okinawa alla Cina. E’, senza dubbio, ciò che rende possibile la lunga durata del soggiorno di Higaonna in Cina, dove il soggiorno degli originari di Okinawa era in genere limitato a due anni circa.
Kanryō Higaonna segue l’insegnamento della scuola Liu qia quan, che è una delle cinque grandi scuole del Shaolin quan del Sud della Cina. Secondo Shōshin Nagamine, egli avrebbe studiato sia con Liewlyūkō sia con Waishinzan. All’inizio, l’allenamento consisteva soltanto in spostamenti dei piedi e in esercizi di respirazione, per quattro o cinque ore al giorno. Passava il resto del tempo a fare un lavoro da domestico: pulizia del dōjō e del giardino. La monotonia delle ripetizioni e le difficoltà del linguaggio erano tali che rischiò parecchie volte a rinunciare al suo progetto. Una poesia ricevuta da uno dei suoi amici di Okinawa gli rese coraggio:

Una pazienza ordinaria è alla portata di tutti,
la vera pazienza è sopportare l’insopportabile.

Dopo qualche tempo, egli comincia a studiare diversi kata: Sanchin, Sēenchin, Shisōchin. Gli capitava spesso di non potersi rialzare dopo l’allenamento. Talvolta la spossatezza era tale che urinava sangue. Nel giro di una decina d’anni, egli ricevette la qualifica di maestro di questa scuola.
Rientra a Okinawa nel 1887. Il re è stato destituito, la relazione con la Cina dev’essere troncata e la società è in effervescenza; quasi duemila funzionari si trovano disoccupati, perdendo al tempo stesso il proprio potere e il rango. Un’ironica poesia di quest’epoca descrive bene la situazione:

I tempi sono cambiati,
né la situazione, né la gerarchia, né le proprietà importano,
ciò che fa girare il mondo è il denaro, non è vero?

Dinanzi ai cambiamenti che sconvolgono Okinawa, egli rinuncia a qualsiasi ambizione sociale e, pessimista, passa giorni cupi. Non ha la minima voglia di insegnare la propria arte. Tuttavia la voce che sia un autentico adepto di to dei è diffusa. Egli si guadagna da vivere come negoziante e, nel 1889 secondo l’Enciclopedia del Budō, o nel 1890 secondo Shōshin Nagamine, apre un dōjō a Naha.
Shōshin Nagamine riporta un aneddoto che ha raccolto da uno dei suoi predecessori, chiamato Iba no Aji Tanmē, di Tomari.
"Questo succedeva nel 1897, il Maestro Kanryō aveva 45 anni. Una sera, dopo aver bevuto nel quartiere dei piaceri, rientra scortato da un giovane che gli illumina il cammino con una lanterna. Improvvisamente, tre pezzi d’uomini sbarrano loro la strada. Uno di loro esclama: "Eccolo, il vecchio adepto, Higaonna!", spegne la lanterna con un calcio e lancia un attacco di pugno al ventre del maestro Kanryō. Costui, indietreggiando di mezzo passo, para l’attacco con il proprio braccio destro. L’uomo lancia un grido di dolore e fugge. Anche gli altri due fanno dietro-front. L’uomo che aveva attaccato era Sakuma Kantā, combattente altrettanto celebre di Chōki Motobu. Sakuma disse in seguito che, quando il maestro Kanryō aveva parato il suo pugno, aveva sentito tanto dolore che aveva pensato che il suo braccio fosse rotto ed era fuggito spaventato. "Ho tenuto a mente questo precetto del maestro Kanryō:
"Anche se conosci cento tecniche, una sola determinerà la tua sorte. Un solo colpo, è al tempo stesso la prima e l’ultima tecnica. L’adepto dell’arte deve saper confidare la propria vita a una tecnica unica".
L’insegnamento non è, per Kanryō Higaonna, un mezzo per guadagnarsi da vivere, e continua le proprie attività di negoziante. All’inizio i suoi allievi sono poco numerosi. La sua scuola è frequentata da giovani di buona famiglia e, per questo, essa comincia ad attirare l’attenzione, soprattutto dopo il 1900. I suoi allievi più brillanti sono Shigehatsu Kyoda, Tsunetaka Gusukuma e Chōjun Miyagi. Quando quest’ultimo entra nel suo dōjō, ha 14 anni. Kanryō Higaonna intravede molto velocemente le sue qualità e decide, in capo a tre anni, di farne il proprio successore. Nel 1907, Chōjun Miyagi porta nel dōjō il suo amico Kenwa Mabuni. Kanryō Higaonna muore nel 1915, all’età di 63 anni, Chōjun Miyagi gli succede e Kenwa Mabuni fonderà lo Shitō-ryū.
Kanryō Higaonna ha dunque assicurato il perpetuarsi dell’arte cinese del combattimento a Okinawa, ereditando la tradizione segreta dei Cinesi di Kume e completandola con i suoi studi in Cina. Per questo la sua arte ha conservato il nome tradizionale di Naha-te. Con Chōjun Miyagi prendera il nome di Gōjū-ryū e diventerà una delle quattro scuole più conosciute del karate moderno.

 

I kata del Gōjū-ryū

 

La scuola Gōjū-ryū - dal Naha-te al Gōjū-ryū: Kanryō Higaonna (1853-1915)

 

La classificazione dei kata

 

La fondazione del Gōjū-ryū: Chōjun Miyagi (1888-1953)

 

 

Le qualità del Gōjū-ryū e le critiche che gli sono mosse

   

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