L’integrazione di Ryūkyū nel feudalesimo giapponese: secoli XVII-XIX
Nel 1609, la signoria giapponese dei Satsuma invade il regno di Ryūkyū - il cui armamento era diventato molto inferiore
a quello dei guerrieri giapponesi - e impone rapidamente il proprio dominio. La cronaca dei Satsuma riporta che ci furono
57 morti dalla parte di Satsuma e 531 morti dalla parte di Ryūkyū. I documenti relativi a questo scontro indicano che il
popolo e anche la nobiltà dell’isola possedevano pochissime armi e, secondo le relazioni scritte della parte di Ryūkyū,
i fucili di Satsuma erano apparsi come bastoni magici. Gli abitanti furono stupiti e spaventati, poiché "i bastoni avevano
sputato fuoco e li avevano abbattuti".
E allora gli abitanti di Ryūkyū hanno combattuto coraggiosamente usando il karate? Un’immagine eroica del genere è lontana
dalla realta, perché il te o Okinawa-te (karate) non era ancora diffusamente praticato tra gli abitanti, a eccezione della
nobiltà, e per di più in segreto. Inoltre, contro guerrieri numerosi, addestrati e in possesso di un armamento superiore,
gli abitanti di Ryūkyū - tenuti lontani dalle armi da più di un secolo - non potevano resistere a lungo. La dimensione di
questo scontro non è quindi di quelle in cui l’efficacia del karate avrebbe potuto svolgere un ruolo importante.
Secondo il Wu-bei-zhī;, trattato enciclopedico sulla guerra e le arti del combattimento pubblicato in Cina sotto la dinastia
Ming (1621), l’arte del combattimento a mano nuda non serve a niente nelle battaglie, ma è base di ogni maneggio delle armi.
E’ un punto di vista che si dovrà tener presente per riflettere sull’evoluzione delle arti marziali cinesi. La maggior parte
delle tecniche di combattimento a mano nuda sono state sviluppate in vista di un impiego efficace delle armi. Non sono
divenute in qualche modo indipendenti solo quando la necessità di un confronto armato si è attenuata.
Logica dell’evoluzione è la stessa per le arti marziali giapponesi. Per esempio, il jūjutsu - tecnica del combattimento a mano
nuda - si è sviluppato in modo complementare all’arte della spada. Tuttavia, quando in Giappone l’arte della spada ha
raggiunto un alto livello di affinamento, è diventata un mezzo per perfezionare se stessi. La tecnica del combattimento
a mano nuda si è allora posta come fase conclusiva della tecnica della spada, quando alcuni pochi adepti di spada raggiunsero
un livello che permetteva loro di dominare a mano vuota un avversario armato. La nozione di efficacia cambia con la
condizione sociale, con la dimensione del combattimento e con il livello della persona.
Fino alla fine del secolo XIX, Ryūkyū vivrà sotto la doppia dominazione della Cina e del Giappone. La signoria Satsuma
permetteva che Ryūkyū mantenesse il suo rapporto di vassallaggio con la Cina, poiché così poteva beneficiare di una relazione
mercantile indiretta con la Cina, mentre il regime shogunale del Giappone vietava rigorosamente ogni relazione con lo
straniero. Sottoposta a un duplice dominio, l’isola si ripiegò a lungo su se stessa, senza che la sua cultura potesse
affermarsi. Ed è nel secolo XX, con lo sviluppo del karate, all’inizio nel Giappone centrale, poi nel mondo intero,
che l’identità di Okinawa si è di nuovo affermata.
Questa breve rievocazione della storia di Okinawa permette di capire come la specificità della cultura di Okinawa si sia
sviluppata integrando intimamente le influenze cinese e giapponese. L’articolazione di questi tre elementi nei vari periodi
storici è indispensabile per spiegare la formazione del karate e comprendere il senso tecnico trasmesso dai kata.