Goju Ryu Karate Do

 

Le due correnti: Shōrin e Shōrei

         Il karate a Okinawa nel secolo XIX               

I kata del Gōjū-ryū

I dodici kata della scuola Gōjū-ryū
Chojun Miyagi ha fissato i dodici kata della propria scuola. Questi kata sono i seguenti:
1. Sanchin.
Questo kata è considerato come un kata di base, portatore dell’essenza del Gōjū-ryū. Praticandolo si impara a concentrare la forza attraverso la respirazione, indurendo i muscoli del corpo. Si colpisce spesso il corpo di colui che lo esegue, per verificare e stimolare la contrazione dei muscoli. Questo kata caratterizza la durezza e la forza () della scuola Gōjū-ryū, e le simboleggia. Vi si ricerca la profondità.
2. Tenshō.
Miyagi ha composto questo kata dopo aver studiato l’arte cinese del combattimento della scuola del Sud (Rokkishu) al tempo del suo viaggio nel Fujan. Questo kata rappresenta la cedevolezza () della scuola Gōjū-ryū. Lo si esegue a mano aperta e con un lavoro di respirazione. E’ complementare al kata Sanchin; insieme compongono la coppia gō-jū
3. e 4. Gekisai ichi e Gekisai ni.
Questi due kata sono stati composti nel 1941 da Chojun Miyagi per i principianti, come kata di base per permettere di imparare le tecniche elementari di attacco e di difesa.
Vengono poi i kata classici
5. Saifa.
Secondo Tadahiko Ōtsuka, il nome cinese di questo kata sarebbe Zuo fa, nome che rimanda a un metodo per "vincere, attraverso tecniche di presa, un avversario che attacca". Questo kata è composto principalmente da tecniche che si basano sul seguente principio: attaccare immediatamente con la mano che ha appena parato.
6. Seienchin o Seiyunchin.
Il nome cinese di questo kata è Sui Yun Jing. Sui significa "seguire liberamente" (il cambiamento della situazione di combattimento), Yun designa il movimento e Jing la forza o l’energia. Seienchin è quindi il kata attraverso il quale si impara e si acquisisce un’energia mobile che segue adeguatamente la situazione mutevole del combattimento. La sua particolarità tecnica è di utilizzare le gambe come mezzo di spostamento, ma non per dare calci. La tecnica delle gambe, lo spostamento, permette di assicurare una migliore efficacia alle tecniche di mano.
7. Shisōchin.
Il nome cinese e Shi zhen jing: shi significa "vera potenza", zhen designa l’atto di strangolare o di premere, jing significa "forza" o "energia". Questo nome quindi designa il kata attraverso il quale si imparano le tecniche di attacco con strangolamento e pressione, e anche la difesa contro queste tecniche. In effetti, in questo kata, si impara a liberarsi dalle tecniche di strangolamento e di leva, a schivare certe tecniche di proiezione e contrattaccare, rompendo il braccio dell’avversario con colpi di mano.
8. Kururunfa.
Il nome cinese è Kun lun fa, che indica il metodo di kun lun, metodo insegnato al tempio buddhista del monte Kun lun. In questo kata compare una guardia chiamata yama gamae, "guardia del monte". E’ probabile che il nome del kata derivi da questa guardia. Questo kata include un gran numero di tecniche di proiezione, in particolare, una tecnica chiamata tako te, "mani di polipo", che permette di afferrare efficacemente l’avversario. Si utilizza anche uno spostamento particolare per effettuare, avvicinandosi molto all’avversario, una parata seguita da una presa.
9. Seisan.
Il nome di questo kata deriva probabilmente dall’espressione cinese shi san shi, che significa le "tredici energie". Secondo l’Yi jing, il Libro dei Mutamenti, uno dei grandi testi classici cinesi, base del taoismo e del confucianesimo, i fenomeni dell’universo si manifestano attraverso tredici energie.
10. Seipai.
Questo kata deriva probabilmente dalla tecnica shi ba shou, tecnica di base del Shiba luohan quan, una delle correnti dello Shaolin quan del Sud. Seipai e Shiba voglion dire entrambi ൚". Questo kata si compone di 18 tecniche fondamentali di colpi di pugno, di calcio, e di parate. Si può pensare che, a partire dalla concezione tecnica di questo kata, simboleggiata dalla cifra 18, siano stati elaborati i seguenti kata, chiamati "36" (Sanserū), "54" (Wūsēshi o Gojūshiho), "108" (Īpārimpē) ecc...
11. Sanserū.
Questo nome significa "36", il doppio di 18, cifra che si pronuncia san shi liu in cinese.
12. Sūpārimpei o Ībairimpā.
Questi nomi vogliono dire "108", cifra che si pronuncia Yi bai ling ba in cinese. Nel pensiero buddhista, ogni essere umano ha centootto radici di sventura, che deve sforzarsi di dominare nel corso della vita. La cifra 108 fa allusione all’origine buddhista di questo kata e al numero delle tecniche che vi sono studiate. In effetti, il kata Sūpārimpei è considerato come una sintesi tecnica della scuola Gōjū-ryū. Esso comincia con Sanchin e prosegue con tecniche di mawashi-uke, di keri, di tobi-keri e diverse forme di tsuki e di parata. Le tecniche che contiene sono parecchie, perciò questo kata si situa alla fine dell’apprendistato tecnico di questa scuola. Questo kata è talvolta chiamato "Betchūrin" a partire dal termine cinese bai bu lian, il cui significato è "legare", "collegare", "congiungere" o "unire i cento passi". La cifra cento ha qui il senso di un gran numero, o quasi l’infinito, e la parola "passo" ha il senso di tecnica. Bai bu lian siginifica quindi:"un kata nel quale un gran numero di tecniche sono collegate".
Il kata Tenshō e i due Gekisai sono delle creazioni di Miyagi. Tutti gli altri sono stati trasmessi da Kanryo Higaonna ed egli vi ha apportato qualche modifica.

 

I kata del Gōjū-ryū

 

La scuola Gōjū-ryū - dal Naha-te al Gōjū-ryū: Kanryō Higaonna (1853-1915)

 

La classificazione dei kata

 

La fondazione del Gōjū-ryū: Chōjun Miyagi (1888-1953)

 

 

Le qualità del Gōjū-ryū e le critiche che gli sono mosse

   

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