Il contributo dell’arte cinese del combattimento
L’arte cinese del combattimento ha avuto un ruolo d’importanza primaria nella formazione del karate. Di fatto, il karate
non avrebbe preso questa forma senza il contatto con l’arte cinese del combattimento, anche se fossero esistite già da
prima a Okinawa - cosa non certa - tecniche di combattimento sufficientemente elaborate per servire da base alla creazione
di un’arte del combattimento.
Dai documenti storici disponibili si deduce che l’arte cinese del combattimento è stata introdotta a Okinawa attraverso
tre canali complementari: il contributo dei viaggiatori venuti dalla Cina, la trasmissione da parte dei cinesi residenti
nell’isola e, in un periodo posteriore, quella degli abitanti di Okinawa che fecero il viaggio in Cina.
La delegazione cinese
Si è visto che, dal 1372 al 1866, una delegazione dell’imperatore della Cina venne ventitré volte a Ryūkyū, per le cerimonie
di consacrazione del re, e abbiamo buone ragioni per pensare che questa ambasceria abbia avuto un ruolo importante nella
trasmissione dell’arte del combattimento. I contatti dei membri della delegazione con gli abitanti Ryūkyū non figurano
in nessun documento, ma sarebbe inconcepibile che le molte centinaia di persone delle varie delegazioni che si sono
succedute abbiano sostato per parecchi mesi senza uscire dal piccolo villaggio di Kume. Il contatto con loro è certo
stato un’importante linea d’infiltrazione dell’arte cinese del combattimento, senza arrivare a una trasmissione globale
di questa. Per fare un esempio: la cronaca riporta che nel 1683 uno dei capi della missione cinese portava il nome di
Wanshū (Wang Xiu in cinese).
Si conosce attualmente un kata chiamato Wanshū (Enpi nello Shōtōkan). Questo kata è stato praticato, si dice, fino all’anno
1870 esclusivamente nel villaggio di Tomari. Tra i documenti a disposizione che riferiscono all’arrivo dell’arte cinese del
combattimento a Okinawa, uno dei più antichi è il Giornale di Ōshima, datato 1762. Fu redatto da un ufficiale del regno di
Okinawa che, sorpreso da un tifone, si arenò in una signoria del sud del Giappone. Se ne cita un estratto:
"...Tempo fa un esperto del kumiai-jutsu (arte del combattimento o lotta) è arrivato dalla Cina con molti allievi. Si chiama
Kō-shan-kin (queste tre parole possono anche essere pronunciate "Kū-shan-kū" o "Kō-sō-kun"). Nelle sue tecniche, quando
utilizzava una mano l’altra era appoggiata contro il petto e utilizzava le gambe in spazzata o in sgambetto. Era molto
esile e di fragile aspetto, ma quando persone forti e possenti tentavano di agguantarlo per la vita, li faceva immediatamente
cadere con disinvoltura..."
In ragione di una delle diverse possibilità di pronucia degli ideogrammi del nome di questo esperto, vi si associa spesso
l’origine di un kata chiamato Kūshankū o Kōsōkun (Kankū nello Shōtōkan).
Tuttavia questa attribuzione è incerta, come mostra questa discussione tra Shikin Gima (nato nel 1896) e Ryozo Fujiwara
(nato nel 1925).
Fujiwara
:
"A proposito del kata Kūshankū, penso che sia una pronuncia di Kō-sō-ken (Ken-boxe, "kō-sō"
da "kū shan" che significa maresciallo).
Se si fa fede al Giornale di Ōshima, scritto da Ryosho Tobe, è verso il 1762 che il nominato Kō-sō-kun è venuto
a Okinawa ..."
Gima
:
"Trovo che il Giornale di Ōshima descriva bene la situazione di Okinawa di quell’epoca, ma non posso trovare una
coerenza tra il nome Kō-sō-kun e il kata".
Fujiwara
:
"Non vi è nessun altro documento che riferisca che Kō-sō-kun sia venuto a Okinawa, né di parte di Okinawa, né
di parte cinese, né di parte della signoria di Satsuma..."
Gima
:
"Penso che sia difficile considerare Kō-sō-kun come un nome di persona".
Fujiwara
:
"In effetti Ryosho Tobe aveva qualche dubbio; è per questo che aggiunge un commento, dicendo che questo nome
di Kō-sō-kun è il soprannome elogiativo di una persona".
I dettagli che a volte si riportano sul soggiorno di "Kūshankū" a Okinawa e sui suoi rapporti con Sakugawa, celebre
maestro di karate originario di Okinawa, hanno più della leggenda che della verità storica. I discorsi di Shikin Gima
e Ryozo Fujiwara confermano l’incertezza delle conoscenze sugli antichi maestri di Okinawa.
Fujiwara
:
"Per iniziare vorrei parlare degli adepti che hanno vissuto prima di Sōkon Matsumura (1809-1890)".
Gima
:
"Prima di Matsumura conosciamo "Makabe no Changwa", "Tōdei no Sakugawa" e "Maya Aragaki". Sebbene questi nomi
siano noti, la vita dei personaggi resta nell’ombra. Si sa soltanto che erano degli adepti dell’arte del combattimento
e non si conoscono né i nomi dei loro maestri, né i loro kata preferiti".
Fujiwara
:
"Makabe non Changwa, dal suo vero nome Makabe Uekata chō Ken (1769-1836)…, è andato, secondo le mie ricerche,
tre volte a Pechino alla testa della delegazione che portava i tributi di Okinawa".
...
Fujiwara
:
"Tōdei no Sakugawa, dal suo vero nome Sakugawa Peichin Kanga (1782-1837), è originario del villaggio di Akata,
nella regione di Shuri. Anch’egli è andato cinque volte a Pechino ed è morto nel corso del suo ultimo viaggio... Penso che la
sua arte del combattimento gli sia stata trasmessa da maestri dell’esercito della dinastia Qing. La sua arte era, a mio parere,
diversa da quella degli abitanti di Kume (villaggio di immigrati cinesi a Okinawa), che praticavano l’arte del sud della Cina".
Gima:
"Alcuni pretendono che il Maestro Sakugawa sia stato maestro di Sōkon Matsumura, ma non ne esiste alcuna prova".
Fujiwara:
"Penso che questa supposizione sia stata fatta a posteriori, perché tutti e due erano originari di Shuri e fu
Matsumura a riportare i resti di Sakugawa da Pechino".
Gima
:
"A questo proposito ho sentito dire che, durante la guerra, i discendenti della famiglia Sakugawa avevano cercato
la tomba del loro antenato consultando una piantina conservata nell’altare buddhista della famiglia e che erano riusciti
a ritrovare questa tomba nel cimitero degli stranieri di Pechino".
La delegazione cinese è dunque stata senza dubbio una via importante per l’introduzione dell’arte del combattimento
a Okinawa. Dalla fine del secolo XVIII il legame si stabilì anche tramite la delegazione incaricata di portare i tributi
di Ryūkyū a Pechino.
L’arte del combattimento dei cinesi residenti a Okinawa
L’arte del combattimento praticata dai cinesi che abitavano dal 1392 nel villaggio di Kume è stata verosimilmente
comunicata sotto il vincolo del segreto ad alcune famiglie nobili che avevano contatti con loro, e questo malgrado
la chiusura del villaggio.
Quest’arte, praticamente segretamente, costituiva uno dei privilegi di questo gruppo di famiglie cinesi, che hanno
avuto dal secolo XIV un ruolo importante negli affari di Ryūkyū. Questa comunità non era isolata dalla sua
cultura d’origine, con la quale tratteneva regolari contatti tramite i membri della delegazione dell’imperatore della
Cina che era inoltre incaricata di accogliere. Costoro comunicavano ogni volta, insieme ad altre tecniche, un’arte del
combattimento arricchita di nuove conoscenze. Questa comunicazione si limitava ad alcuni cinesi del villaggio di Kume
e forse a qualche nobile del regno di Ryūkyū. Altri fatti mostrano che la diffusione verso l’esterno dell’arte
del combattimento a partire dal villaggio di Kume fu per lungo tempo minima. E’ soltanto a partire dal secolo XIX, alcuni
anni prima della guerra dell’oppio, che la chiusura del villaggio di Kume si attenuò, lontana ripercussione degli
sconvolgimenti della società cinese. Allora l’arte del combattimento, a lungo nascosta dietro le sue mura, a poco a poco
cominciò a filtrare al di fuori sotto il nome di Naha-te, poiché questo villaggio dipendeva dalla città di Naha.
Gli elementi portati dai viaggiatori
Dall’inizio del secolo XVII, alcuni abitanti di Okinawa cominciarono a recarsi in Cina per commerciare e vi restavano
spesso per due anni. Questi viaggiatori, un po’ avventurieri, riportarono senza dubbio a Okinawa delle tecniche di
combattimento a mani nude molto utili. Queste, tuttavia, non potevano essere che frammentarie, perché in due anni
era impossibile imparare nel suo insieme il metodo dell’arte marziale cinese, che si basa su una concezione elaborata
del corpo.
L’accumulazione di tecniche frammentarie può costituire una pratica alla quale la ricerca di un’efficacia immdiata
dà una certa logica. Si può pensare che le corte sequenze tecniche direttamente rispondenti a una semplice azione
di combattimento - di cui esistono parecchi tipi - siano state trasmesse così e che gli abitanti di Okinawa le abbiano
trasformate adattandole alla loro morfologia e al loro modo di vita. Tuttavia esse formarono piuttosto un sapere
tecnico che un’arte metodica. Prima probabilmente esistevano, negli ambienti cinesi privilegiati e degli okinawesi
ricchi, dei canali di trasmissione, ma senza dubbio non erano sistematici, poiché non troviamo traccia di una scuola
di te a Okinawa prima di quella di Sōkon Matsumura, all’inizio del secolo XIX.
L’arte trasmessa da Matsumura, che è pervenuta fino a noi, si è formata a partire dall’integrazione di tre elementi:
la conoscenza tecnica che si è appena ricordata, la pratica dell’arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryū
e l’arte cinese del combattimento.
Le scuole tradizionali di te risalgono all’insegnamento di Matsumura e dei suoi contemporanei. A partire dal secolo XIX
queste scuole prenderanno il nome della località dove risiedono gli adepti: Shuri-te per designare la scuola di Matsumura,
che si sviluppa attorno al palazzo, Tomari-te per designare un’altra scuola che si sviluppa nella città vicina, e Naha-te
per designare la scuola dei cinesi del villaggio di Kume che faceva parte di Naha. Il Tomari-te assomiglia molto allo Shuri-te.
Le due scuole di Shuri-te e Tomari-te rappresentano un’arte del combattimento prodotta dalla cultura di Okinawa.
La trasmissione fedele dell’arte cinese del combattimento: il Naha-te
Si è visto che il villaggio di Kume ebbe un ruolo importante per cinque secoli e che l’arte del combattimento praticata
dai cinesi di questo villaggio fu chiamata Naha-te. E’ soltanto verso il 1830 che questa arte comincia a diventare più
accessibile agli abitanti dei dintorni. La funzione storica di Kume crolla nel 1879 con l’estensione a Okinawa dell’influenza
dello Stato giapponese moderno. I suoi abitanti rientrano allora in Cina o si integrano alla popolazione di Okinawa.
Al genere unitario e chiuso di trasmissione della loro arte del combattimento si sostituisce progressivamente una diffusione
più aperta.
Kanryō Higaonna, nato a Naha nel 1852, parte per la Cina per studiare approfonditamente l’arte del combattimento che aveva
cominciato ad apprendere sotto la direzione di un adepto di Kume. Dopo un soggiorno di quindici anni in Cina, ritorna ad
Okinawa e fonda una scuola che, anch’essa, viene chiamata Naha-te. Storicamente il Naha-te implica quindi il Naha-te dei
cinesi del villaggio di Kume e la scuola fondata da Kanryō Higaonna, che ne è parzialmente derivata. Il Naha-te rinnovato
da Kanryō Higaonna, è stato ripreso dal suo allievo Chōjun Miyagi che, come il suo maestro, andò a studiare in Cina.
Egli ha chiamato la sua scuola Gōjū-ryū. E’ così che la tradizione del Naha-te, erede fedele dell’arte cinese del
combattimento, è perpetuata da questa scuola.